Una riflessione di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità.
Ho letto con interesse l’editoriale di Angelo Panebianco, pubblicato sul Corriere della Sera di lunedì 8 luglio 2019, dal titolo “Scelte sull’immigrazione: l’equilibrio che non c’è”.
Pur non condividendo tutto quanto scritto, credo che Panebianco colga un punto: in Italia il dibattito sull’immigrazione è schiacciato su uno scontro ideologico, che non consente di discutere serenamente e seriamente di questo fenomeno epocale e di trovare soluzioni di buon senso per una gestione dell’immigrazione che sia rispettosa tanto della legalità, quanto dei diritti umani.
Come promotori della campagna “Ero Straniero – L’umanità che fa bene” e come organizzazione che da 15 anni si occupa di accoglienza, lo diciamo da tempo: dobbiamo uscire dal furore ideologico dello scontro “accogliere tutti vs non accogliere nessuno” e iniziare a discutere per trovare dei punti in comune.
Questo è quello che fa la proposta di legge popolare di Ero Straniero, che ha raccolto una domanda che arriva da più parti, dai cittadini italiani, dagli imprenditori, dagli stessi stranieri: una domanda di regolarità.
Vogliamo e dobbiamo infatti sfatare il mito che noi siamo per un’accoglienza indiscriminata: noi siamo per l’accoglienza regolata, non per un’accoglienza generica. Siamo i primi a essere preoccupati per la sicurezza e non sottovalutiamo le paure della gente. Quello che chiediamo è di avere strumenti legislativi, affinché l’accoglienza si possa tradurre in possibilità di inclusione, in lavoro, in coesione sociale… questi sono gli obiettivi fondamentali della nostra proposta.
Per questo mi fa piacere che nel suo articolo Panebianco abbia citato la proposta di legge di Ero Straniero, come base di discussione per una nuova politica sull’immigrazione. Per farla arrivare in Parlamento, abbiamo raccolto 90mila firme autenticate; è stato un grande impegno, che merita di essere conosciuto, discusso e sostenuto con convinzione.