Pubblichiamo di seguito l’editoriale scritto per Avvenire dal presidente della Casa della carità don Virginio Colmegna, da padre Claudio Gnesotto dell’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, padre Camillo Ripamonti del Centro Astalli, don Armando Zappolini di Cnca – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
Porti che si chiudono. Muri che si alzano. Frontiere che ritornano. Centinaia di disperati in fuga dalla guerra, dalla povertà, dalla fame non sono più accolti come persone, ma considerati una massa indistinta da respingere, numeri senza volto da dislocare. Le motivazioni che spingono uomini, donne e bambini a lasciare tutto e ad attraversare il deserto e il mare a rischio della vita, le loro storie, le loro aspirazioni, sembrano interessare a pochi.
Di fronte alla sfida globale delle migrazioni, l’Europa – che all’indomani della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto aveva saputo risollevarsi e promuovere una politica di pace e solidarietà tra i popoli – pare aver smarrito alcuni valori comuni e quei princìpi di civiltà su cui si fonda. A prevalere sono egoismi, chiusure e, sempre più spesso, l’aperto rifiuto di accogliere chi nel continente cerca protezione o un futuro diverso per sé e i propri cari.
Come rappresentanti di enti ispirati dal messaggio evangelico e impegnati a vario titolo nell’ambito delle migrazioni e del sostegno ai più fragili tra i nostri concittadini, siamo preoccupati per il clima di disprezzo che viene continuamente alimentato. Davvero l’umanità si è degradata a tal punto? Davvero il sentimento oggi prevalente nella nostra società è l’indifferenza verso la sorte di altri esseri umani? Confortati e sollecitati dalle parole di papa Francesco, noi non crediamo che ci si debba arrendere all’idea che i sentimenti di fraternità, solidarietà e accoglienza, che sono all’essenza del Vangelo e le radici dell’Europa unita, non riescano più a scuotere le coscienze delle persone.
Al contrario, siamo convinti che sia importante lavorare sul piano culturale per promuovere un racconto diverso del fenomeno migratorio e, in quest’ottica, consideriamo incoraggianti le prese di posizione come quella della Corte costituzionale francese, che ha recentemente decretato che aiutare i migranti non è reato e che vale il principio della ‘fraternità’. Pensiamo che, sul piano politico, ci sia bisogno di un approccio inclusivo capace di allargare la cittadinanza e di promuovere coesione sociale e sicurezza per tutti. Per questo, un anno fa, abbiamo sostenuto in Italia la proposta di legge di iniziativa popolare ‘Ero Straniero’ e la riforma della cittadinanza in favore dello ius soli temperato e dello ius culturae.
Per questo oggi sosteniamo l’Iniziativa dei Cittadini Europei «Welcoming Europe. Per un’Europa che accoglie», che, partendo dal principio irrinunciabile per cui ogni vita va protetta e salvata, chiede di decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati e proteggere le vittime di abusi. L’obiettivo è raccogliere un milione di firme in almeno sette Paesi dell’Unione Europea, per invitare la Commissione a presentare un atto legislativo in materia di immigrazione. Invitiamo tutti a conoscere la proposta e a firmarla online sul sito www.welcomingeurope.it.
Ribadiamo che prima di tutto vengono le persone con la loro dignità e riteniamo quindi necessario far riemergere il patrimonio di solidarietà e fraternità che, pur presente, oggi fatica a manifestarsi. Lo dobbiamo fare non solo per salvare vite che rischiano di essere cancellate, ma per salvare l’umanità che è in noi.