Dopo Roma, venerdì 8 giugno la campagna “Welcoming Europe – Per un’Europa che accoglie” è stata lanciata anche a Milano, nel corso di un incontro a cui hanno partecipato, insieme al presidente della Fondazione Casa della carità don Virginio Colmegna, alcuni promotori: Emma Bonino per + Europa, padre Claudio Gnesotto dell’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo sviluppo, Stefano Bertuzzi della Diaconia Valdese e Marco De Ponte di ActionAid Italia. Ha aperto i lavori Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano.
Nel suo intervento, don Virginio ha sottolineato: “L’umanità che fa bene. Così avevamo titolato la precedente proposta di legge di iniziativa popolare Ero Straniero per il superamento della Bossi-Fini. Una proposta che, unendo accoglienza e legalità, permetterebbe di governare il fenomeno migratorio nel rispetto dei diritti umani e in modo efficace, garantendo inclusione, coesione sociale e sicurezza per tutti.
Senza nessuna presunzione, penso che abbiamo colto il senso vero della questione perché il tema dell’accoglienza dei migranti, che altri vogliono ridurre a un problema di numeri, per me è innanzitutto fatto di uomini, donne e bambini che con le loro storie chiedono di essere considerate prima di tutto persone.
Non c’è una classifica possibile alle domande di diritti, di dignità e non c’è chi viene prima e chi, dopo al massimo si piglia le briciole: prima le persone, io dico, tutte le persone, uomini, donne e bambini che chiedono rispetto e considerazione, persone che non hanno una casa, un lavoro, una prospettiva certa e che in un paese democratico qual è l’Italia e in un continente culla di diritto e civiltà, qual è l’Europa, cercano rifugio e futuro.
Prima le persone, ripeto, prima l’umanità fa bene come dimostrano le tante storie di chi abbiamo conosciuto dentro e fuori la Casa della carità, persone che sono diventate a loro volta portatrici di questo messaggio propositivo.
Penso a quel ragazzo arrivato come minore non accompagnato che si è dato da fare, ha studiato, è riuscito a laurearsi e adesso progetta di aprire la sua casa a chi sta vivendo un’analoga esperienza migratoria.
Penso a quel richiedente asilo, che come tanti altri, abbiamo aiutato a superare i disturbi dovuti alla terribile esperienza della fuga dal proprio paese, e che oggi ha ripreso fiducia in se stesso e si prende cura di chi ha bisogno di aiuto: un anziano signore milanese.
Penso ai tanti volontari di un oratorio di periferia che nei momenti più caldi dell’emergenza hanno rinunciato alle loro ferie, mettendosi a disposizione per donare il loro tempo e la loro umanità ai tanti migranti che in quegli anni passavano da Milano. Interrogati sul perché lo facessero, rispondevano semplicemente: Sento di fare qualcosa di buono, e voglio continuare a farlo.
E penso ai tanti altri contagiati da questa umanità che fa bene e che rischiano il carcere per soccorrere i migranti, come è successo al confine tra Italia e Francia, contro i quali in molti paesi d’Europa si è persino inventato quel “reato di solidarietà” che non posso che definire un obbrobrio.
Per questo rilanciamo la sfida di Ero Straniero, chiedendo innanzitutto che la proposta di legge sia al più presto messa in discussione al Parlamento italiano e, a livello europeo, facendoci promotori con tanti altri dell’iniziativa Welcoming Europe. Sono due occasioni per cambiare le norme e la narrazione sul fenomeno migratorio e far emergere quel patrimonio di solidarietà che oggi ha poca voce, ma è diffuso e radicato e che chiedo a tutti di mostrare con orgoglio e con la creatività che non ci è mai mancata, per esempio appendendo alle nostre finestre un drappo colorato.